“Sempre più spesso il cliente non vuole il parere dell'avvocato, ma che l'avvocato confermi il parere del cliente. Che si arrangi!” (R.S.). Lo ha scritto oggi su twitter un avvocato. Un azzeccagarbugli, invece, gli avrebbe dato ragione.
Un’avvertenza prima d’andare avanti: qui non si considerano le annose vicende dell’esagerata durata dei processi, di quelli civili in primis; qui si guarda alla fase precedente al Tribunale, quella nello studio del professionista.
Chi bazzica la professione sa che il fatto rappresenta una delle prime verità che s’imparano esercitando; una di quelle situazioni che, se prese con filosofia, fanno anche sorridere. Ma presa seriamente questa situazione rappresenta uno dei simboli delle difficoltà che incontra una persona che decida d’intraprendere quella professione. Uno di quelli che voglia svolgere l’attività seriamente; con la dignità ed il decoro imposti dal famigerato codice deontologico. Insomma esercitare correttamente la professione di avvocato vuol dire dare significato a quelle formule vuote contenute nei testi di legge.
E’ possibile? Si ma è molto difficile!