La gente vota ed elegge i parlamentari che, per Costituzione, non hanno vincolo di mandato; sono dei rappresentanti sui generis se il termine di paragone è il senso comune della parola rappresentante.
Una volta eletti formano i gruppi parlamentari e sono sentiti dal Presidente della Repubblica che sulla base delle loro indicazioni dà il mandato ad una persona che se otterrà la fiducia delle Camere diverrà Presidente del Consiglio.
Nel corso di cinque anni di legislatura, piaccia o no, possono esserci tanti governi quante sono le maggioranze che lo sostengono.
Se il Presidente della Repubblica constata la presenza, anche solo potenziale, di una maggioranza parlamentare ha il dovere di dare un incarico (esplorativo) ad una persona per capire se è in grado di formare un governo. Si chiama democrazia parlamentare.
Ciò che dicono gli elettori conta fino al momento dell’insediamento.
Piaccia o no è così e così sarà fin quando non cambieranno leggi e costituzione.
Non stanno né il cielo né in terra le dichiarazioni dei vari politici da destra e da sinistra ipotizzano scenari già scritti: si decide tutto in Parlamento. E lì, oggi, la situazione è così fluida che non si possono azzardare ipotesi.
Ce lo ricorda benissimo il Presidente della Repubblica che in una sua dichiarazione afferma: “I prossimi sviluppi dell’attività parlamentare – ha concluso il Capo dello Stato – mi consentiranno di valutare concretamente la effettiva evoluzione del quadro politico-istituzionale“
Quello che dice Napolitano sarebbe da leggere più spesso e con maggiore attenzione. Nel periodo della Costituzione pret a porter è uno dei pochi che, quando interviene, cerca di ricordarne il significato reale.
Qui il testo integrale della dichiarazione:
http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=21126
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