Il gruppo italiano della società di Cupertino multato dall’Antitrust per pratiche commerciali scorrette.
Siate affamati. Siate folli. Non credo che Steve Jobs, dicendo queste parole, nel suo celebre discorso agli studenti di Standord intendesse incitare le società del suo gruppo ad agire contro i consumatori, per di più contro quelli italiani.
Sta di fatto che le società del gruppo italiano debbono aver equivocato il loro guru: in Italia, questo dice l’Antitrust, la Apple non ha rispettato le norme dettate dal codice del consumo in materia di diritti dei consumatori sulla garanzia di vendita.
Più nello specifico, si legge nel comunicato stampa diffuso dall’Autorità garante, sono state irrogate “sanzioni per complessivi 900mila euro al gruppo Apple responsabile di pratiche commerciali scorrette a danno dei consumatori”.
L’istruttoria portata avanti dall’Antitrust ha provato “sia la non piena applicazione ai consumatori, da parte delle società del gruppo Apple operanti in Italia, della garanzia legale biennale a carico del venditore, sia le informazioni poco chiare sugli ambiti di copertura dei servizi di assistenza aggiuntiva a pagamento offerti da Apple ai consumatori”. Insomma ai clienti della Apple venivano informati poco, e per giunta male, su quelli che erano i loro diritti previsti per legge e sulla base di specifici accordi.
L’indagine portata avanti dagli uffici dell’Antitrust ha appurato che le tre società del gruppo, Apple Sales International, Apple Italia S.r.l. e Apple Retail Italia “hanno messo in atto due distinte pratiche commerciali scorrette:
1) presso i propri punti vendita e/o sui siti internet apple.com e store.apple.com, sia al momento dell’acquisto che al momento della richiesta di assistenza, non informavano in modo adeguato i consumatori sui diritti di assistenza gratuita biennale previsti dal Codice del Consumo, ostacolando l’esercizio degli stessi e limitandosi a riconoscere la garanzia convenzionale del produttore di 1 anno;
2) le informazioni date su natura, contenuto e durata dei servizi di assistenza aggiuntivi a pagamento AppleCare Protection Plan, unite ai mancati chiarimenti sull’esistenza della garanzia legale biennale, erano tali da indurre i consumatori a sottoscrivere un contratto aggiuntivo quando la ‘copertura’ del servizio a pagamento si sovrappone in parte alla garanzia legale gratuita prevista dal Codice del Consumo”.
Tanto è bastato per irrogare sanzioni per meno di un milione di euro.
Un’inezia se si pensa che, come si legge dal testo del provvedimento del Garante della concorrenza, le società italiane del gruppo Apple vantano, per il solo 2010, pressappoco 73 milioni di ricavi per un utile di circa 11 milioni di euro.
Si rende sempre più indispensabile, per garantire l’effettività della sanzione, parametrarla in via percentuale al fatturato.
Oggi, invece, una condanna per pratiche commerciali è un costo paragonabile ad una posta negativa di bilancio che può essere tranquillamente messa in conto ed affrontata con leggerezza.
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