Il momento tanto atteso è arrivato.
Il consiglio dei
ministri ha varato le annunciate e vituperate misure lacrime e sangue. Sostanzialmente
un pot-pourri di tasse e imposte. Più della metà del gettito previsto dalla
manovra, che vale 30 miliardi, verrà dai tributi.
Oggi su tutti i giornali
impazzano le analisi dell’impatto dei nuovi provvedimenti. Sembra che l’unico
scopo dell’esecutivo sia stato quello di far cassa tengo in scarsa
considerazione lo sviluppo futuro. Pare che quello preparato da Monti si rivelerà
un piatto indigesto per molti.
Il decreto legge, è bene evidenziarlo, dovrà
passare dall’esame del Parlamento per diventare definitivo. Entro 60 giorni
dalla sua emanazione. In pratica sta per arrivare il momento della politica.
Nei giorni passati tutte le forze politiche si sono
affrettate a dire che la loro fiducia al Governo Monti non è una cambiale in
bianco ma che bisognerà valutare che cosa questo propone.
Il Parlamento avrà il potere/dovere di esaminarlo ed
approvarlo con tutte le correzioni che riterrà più opportuno apportare. S’è
detto che la sovranità nazionale non può essere ipotecata appannaggio degli
interessi di altre nazioni o, peggio ancora, di non ben identificate forze
pluto-demo-giudico-massoniche. Se senatori e deputati non avranno la forza, la
competenza o se non sentiranno la necessità di correggere le decisioni del
Governo che ritengono sbagliate o inique, la colpa sarà solamente loro.
Non si
dica che non c’è tempo; ci sono, per legge, 60 giorni. Ad ogni modo anche se si
volesse ragionare fuori dai ristretti spazi imposti dalle leggi non può
sottacersi che quella della mancanza del tempo, spesso è una scusa buona per chi
deve fare qualche cosa ma non ha la minima idea di che cosa fare o non abbia voglia
di farlo.
E’ l’assemblea legislativa, quindi, che, nel bene e nel
male, decide delle sorti del paese che rappresenta. E’ il concetto fondamentale
che sta alla base d’una democrazia Parlamentare. Il resto è fuffa.
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