Lo disse il Presidente della Repubblica qualche settimana fa parlando di cittadinanza: “ la principale questione aperta rimane oggi quella dei bambini e dei ragazzi. Molti di loro non possono considerarsi formalmente nostri concittadini perché la normativa italiana non lo consente, ma lo sono nella vita quotidiana, nei sentimenti, nella percezione della propria identità. I bambini nati in Italia, che fino ai 18 anni si trovano privi della cittadinanza di un Paese al quale ritengono di appartenere, se ne dispiacciono e se ne meravigliano, perché si sentono già italiani come i loro coetanei”
Le parole di Giorgio Napolitano trovano ampio riscontro nell’opinione pubblica italiana.
Secondo uno studio pubblicato dal CISE (centro italiano studi elettorali) “il 71% degli intervistati si dichiara “molto” o “abbastanza d’accordo” con l’affermazione che “I figli di immigrati, se nascono in Italia, dovrebbero ottenere automaticamente la cittadinanza italiana”.
La questione dell’integrazione degli immigrati, però, non si ferma solamente alla cittadinanza dei loro figli, nati in Italia. Secondo lo studio del CISE, infatti, "è ancora più alto il consenso al voto amministrativo agli immigrati: lo era già nell’aprile 2011 (76%); sale ulteriormente all’81% a dicembre. Di conseguenza appare il ritratto di un Paese decisamente disponibile all’idea di strutturare dei percorsi inclusivi per l’integrazione dell’immigrazione in Italia. Ciò appare in parte stridente con la visibilità sui media delle posizioni anti-immigrati, soprattutto veicolate dalla Lega Nord".
Lo studio non si ferma a fotografare il pensiero degli italiani rispetto alla loro rapporto con l’immigrazione ma scava anche nei temi etici più attuali.
Così viene fuori che per la maggioranza degli intervistati sarebbe utile regolamentare giuridicamente le coppie di fatto, estendere tale regolamentazione a quelle omosessuali così come evitare d’intervenire in senso peggiorativo sulla legge che regola l’aborto.
Se si parla di libertà d’impresa, però, le persone si scoprono più conservatrici. Giusto per restare su temi di stretta attualità dalla ricerca risulta che solamente il 42% degli intervistati le imprese dovrebbero avere maggiore libertà di assumere e licenziare.
Nessun commento:
Posta un commento