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domenica 11 dicembre 2011

Imu: se bisogna pagarla che la paghino tutti


Io, personalmente, sono contrario alla tassa sulla casa, a maggior ragione se si tratta di prima casa

Per molti, in primis per il nostro Presidente del consiglio, l’assoggettamento a tassazione del patrimonio immobiliare, ivi compreso quello sull’abitazione in cui si vive, è cosa necessaria e perfino doverosa.

Nei giorni successivi al varo del così detto decreto salva Italia, Mario Monti, per spiegare la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa (si chiamerà) Imu, ha spiegato che “"l'esenzione delle abitazioni principali è una peculiarità se non un'anomalia del nostro ordinamento". Nella criticata partecipazione a Porta a Porta, il Primo ministro pur riconoscendo che "la prima casa è importante per la vita dei cittadini” ha precisato che essa “è anche qualcosa che consuma risorse pubbliche: ci vogliono infrastrutture intorno alle case, le città costano. In tutti i paesi anche la prima casa contribuisce al mantenimento dei servizi pubblici".


Insomma siamo chiamati a contribuire anche per l’impatto sociale del nostro bene immobile

Il classico Pinco Pallino che abita in un quartiere qualunque di una qualsiasi città, quindi, sarebbe tenuto a pagare l’Imu per contribuire al mantenimento in buono stato delle infrastrutture, dei trasporti pubblici ed in genere dei servizi della sua città. Se fosse così, quale sarebbe la funzione del costo dei biglietti degli autobus, che servono a coprire il costo di quel servizio ed a garantire il profitto all’esercente? Ed, ancora, quale il senso della nuova tassa sui rifiuti che lo stesso decreto salva Italia definisce come corrispettivo per il servizio di nettezza urbana

Poniamo che ciò che dichiara Monti sia vero e che mi sfugga, per ignoranza, il reale significato delle sue parole. 

In questa prospettiva, di accettazione della Verità, mi domando: se i beni immobili, come la prima casa, “consumano risorse pubbliche”, possibile che sia solamente l’abitazione a logorare le città? E gli altri beni che sono usati per scopi d’interesse sociale? Si può obiettare che le attività che si svolgono lì dentro restituiscono alla società utilità in forma diversa: come dire assolvono al loro onere contributivo in maniera differente. Se così fosse, se davvero le attività ecclesiastiche, sindacali, ecc. ecc. restituissero con il loro servizio quello che consumano in termini di risorse pubbliche, allora ci sarebbe da domandarsi: davvero non si riesce a comprendere l’utilità sociale che la casa di prima abitazione restituisce alla collettività? 

Quello che è emerso attraverso le inchieste “stile Iene”, portate avanti dai Radicali Italiani e dal loro segretario Mario Staderini, parla chiaro. 

Non si tratta di una caccia al prete, che molta della stampa veteroconfessionale, vorrebbe far emergere. Molto più semplicemente è la richiesta di applicare un principio di civiltà giuridica: chi elude il fisco deve pagare. 

L’area del privilegio non si ferma alle istituzioni religiose. Ne parla oggi il Corriere.it

Svelato l’inganno il Re è nudo e le persone, giustamente, chiedono pari trattamento per tutti

Credo che se si arriva a considerare necessario tassare la prima casa perché “consuma risorse pubbliche” allo stesso modo bisognerebbe operare verso tutti gli altri immobili, qualunque sia la loro destinazione. 

Pagare solamente perché s’è proprietari d’un bene costoso per la collettività: se Imu dev’essere che lo sia per tutti!

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